In un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud all’indomani delle elezioni vinte in Calabria dalle destre che l’hanno portata alla nomina di Governatrice della Regione, l’onorevole Jole Santelli, divenuta nota al grande pubblico “per non averla data a Berlusconi” (così il suo leader in un comizio !!) , ha dichiarato testualmente che chi parlerà con lei “sarà registrato”. Ha inoltre aggiunto : “voglio le telecamere nel mio ufficio”. In questo modo la Governatrice si ripromette di garantire trasparenza e anticorruzione.
Alla Governatrice sfugge che il miglior modo per prevenire la corruzione ed il malaffare presso la Pubblica Amministrazione non è un mezzo audiovisivo idoneo a riprendere le parole e i gesti di chiunque, cittadini od imprenditori che si recano presso il suo ufficio per rappresentare richieste lecite perfettamente compatibili col pubblico interesse e del tutto estranee al malaffare. La riservatezza, infatti, nelle fasi preliminari di qualsiasi iniziativa o procedimento amministrativo, è un dovere del pubblico funzionario per favorire l’interlocutore nella prospettazione genuina di fatti e di proposte, per tutelare la sua comunicazione di dati ed informazioni, per evitargli danni ingiusti o ritorsioni illegali da parte di eventuali controinteressati. In questo senso la riservatezza è resa obbligatoria per qualsiasi funzionario pubblico da tutti i codici di comportamento della Pubblica Amministrazione.
Alla Governatrice sfugge pure che il sistema di registrazione da lei previsto, non solo non garantisce nulla, potendosi qualsiasi accordo fraudolento formarsi in altro luogo diverso dall’Ufficio “di registrazione”, ma è addirittura controproducente perché già avverte il delinquente su come agire diversamente per raggiungere ugualmente l’obbiettivo.
Tutto ciò senza contare che simili registrazioni possono essere autorizzate solo dall’Autorità Giudiziaria nell’ambito di un’indagine penale, sotto la sua stretta sorveglianza ed in presenza di specifiche condizioni (artt. 266 e successivi c.p.p.). Peraltro ogni acquisizione privata di dati, immagini, parole, fuori da tale perimetro o senza il consenso dell’interessato, costituisce grave violazione alla legge sulla privacy con conseguenti obblighi di risarcimento, sanzioni amministrative e, in alcuni casi, sanzioni penali. Anche volendo ipotizzare che in un ufficio pubblico si possa per singoli casi di “sospetto concreto” attivare un sistema audiovisivo di registrazione, ciò non può sicuramente avvenire, come vuole la Governatrice, in modo generalizzato ed indiscriminato per qualsiasi cittadino, ivi compresi i funzionari dell’Ente ricevuti per gli affari di competenza.
La Governatrice metta subito alla porta chi tenta corruzione e malaffare oppure, ancora meglio, avverta gli organi di polizia e collabori con loro, , per cogliere sul fatto il reo al fine di costituire una prova inoppugnabile della sua colpevolezza. Così hanno fatto altre Amministrazioni con successo in caso di fondati sospetti e non certo per chiunque.
La Calabria, stante il grave stato di dissesto politico, amministrativo e sociale in cui versa, ha bisogno di ben altro rispetto ai propositi della nuova Governatrice del tutto estranei ad una Amministrazione Pubblica che voglia essere moderna, nella piena legalità e soprattutto leale col cittadino.
La Calabria ha bisogno di trasparenza effettiva e di lotta “legale” alla corruzione incrementando le possibilità di accesso civico e generalizzato secondo le leggi già in vigore (d.lgs. 33/2013 e d.lgs. 96/2016); ha bisogno di efficienza reale dell’apparato politico ed amministrativo (art. 97 Cost. che impone buon andamento ed imparzialità); ha bisogno di repressione concreta del malaffare senza però rinunciare all’osservanza rigorosa dei principi costituzionali di tutela del cittadino, senza pregiudicare la lealtà nei rapporti con lo stesso, con le imprese e con qualsiasi altro soggetto che si deve relazionare con i suoi organi politici ed amministrativi.
La Calabria non attivi strumenti che nessun’altra Regione si è sognata di attivare in modo così generalizzato. Per favore, non si aggiunga nuova arretratezza politica a quella che c’è già.
Avv. Ernesto Mancini – Foro di Verona
30 gennaio 2020