La vicenda Lanzalone-Nuovo Stadio della Roma è sintomatica dell’incompetenza dell’Amministrazione Raggi/Cinque Stelle della Capitale. Questi signori violano la legge e, voglio sperare, neanche se ne accorgono.
Lanzalone è quell’avvocato, “consulente di fatto” , cioè senza incarico ufficiale, che è stato protagonista nella mediazione tra Comune di Roma ed Impresa Parnasi, promessa costruttrice del nuovo stadio della capitale con opere civili connesse per non so quante centinaia di milioni di euro. Ora è agli arresti imputato di associazione a delinquere, corruzione ed altro. Spero per lui che sia innocente ma purtroppo il comportamento dell’Amministrazione romana può considerarsi fin da ora certamente illegale.
Infatti la legge sulla trasparenza e l’accesso civico (in particolare gli articoli 1,2,5,15 del decreto legislativo nn. 33/2013, modificato ed integrato dal decreto legislativo 97/2016, che sono parte essenziale della normativa anticorruzione ex lege 190/2012) stabilisce che ogni consulenza deve essere formalmente deliberata e pubblicata, prima ancora che venga a svolgersi, nella sezione Amministrazione Trasparente del sito-web dell’Ente. Se ciò non avviene, come in questo caso, la consulenza è illegittima proprio perché in violazione di questo obbligo di legge. La consulenza non può svolgersi e, se svolta ancorché non pagata, comporta danno all’immagine per l’Amministrazione, danno che è di tipo erariale (da Corte dei Conti per intenderci) e sanzioni pecuniarie a carico di chi doveva formalizzare l’incarico e la sua pubblicazione.
Questa normativa sulla previa deliberazione e pubblicazione delle “consulenze” – termine molto polivalente attraverso il quale possono celarsi incarichi di qualsiasi tipo a faccendieri di qualsiasi risma – serve per consentire ai cittadini e ad altri possibili consulenti di controllare che la consulenza sia effettivamente necessaria, che abbia dei costi congrui, che sia il frutto di una procedura pubblica di selezione fra più professionisti in base a curricula o altro metodo selettivo pubblico, comunque verificabile tramite l’accesso civico via internet.
Stabilisce infatti l’art 1 dela decreto legislativo 33/2013 che “la trasparenza è intesa come accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni. Essa ha lo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche” (sic)
Niente di tutto questo è accaduto per la consulenza Lanzalone nè deliberata, nè pubblicata ma perfettamente operativa. Lanzalone anzi, a dire del capo dei Cinque Stelle con pubblica dichiarazione, è stato pure premiato per i servigi resi incaricandolo della presidenza ACEA, grossa azienda pubblica romana di servizi.
Viene da pensare che questi amministratori non sono delinquenti ma semplici incompetenti perché non conoscono le legge sulla trasparenza e sull’ importanza degli incarichi consulenziali. Tuttavia bisogna chiedersi se è possibile una tale ignoranza presso i vertici della Capitale, supportati da fior di dirigenti, sulla normativa anticorruzione che ogni funzionario ed ogni amministratore devono conoscere a menadito. Si può temere, dunque, che se invece le regole siano state note ai vertici possa ora configurarsi, a tacer d’altro, quell’abuso d’ufficio di cui all’art. 323 codice penale che così recita: “il pubblico ufficiale che ……in violazione di norme di legge (nel caso di specie legge sulla trasparenza delle consulenze) ………procura ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale (nel caso di specie ritorni professionali per effetto della consulenza – premio presidenza Acea) ovvero arreca ad altri un danno ingiusto (danno all’immagine del Comune di Roma per evidente violazione delle norme sulla trasparenza) …è punito…ecc. ecc..
Ciò che alla fine rimane non chiaro è se in questo caso si debba urlare “onestà, !!! onestà !!!!” o “competenza !!!competenza !!!”. Oppure tutt’e due.
Avv. Ernesto Mancini – Foro di Verona
Addì 30 giugno 2018