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Il decreto sicurezza, i diritti violati dei migranti e la millanteria del ministro 

UNO – Dal Viminale sede del Ministero dell’Interno 

A sostegno della perfetta costituzionalità del decreto sicurezza sugli immigrati, contestata da più parti ed in particolare dai Sindaci di molte città importanti (Palermo, Napoli, Firenze, Milano, ecc.) , ll  Ministro dell’Interno richiama il fatto che il decreto è stato firmato dal Presidente della Repubblica, On.le Mattarella, considerato unanimemente persona corretta ed assolutamente competente in materia di legittimità costituzionale.

Il Ministro approfitta del fatto che la stragrande maggioranza delle persone non sa che la firma del Presidente su un decreto è un “atto dovuto”  ed è rifiutabile solo in caso di provvedimenti che si configurino come “attentato alla Costituzione” o che appaiano ictu oculi “palesemente incostituzionali” . Esempio del primo tipo può essere la firma di un atto con il quale si sovverte l’ordine costituzionale; esempio del secondo tipo puo essere la firma su una  nuova legge ordinaria che preveda la pena di morte per la quale la Costituzione all’art. 27 pone invece espresso divieto.

Non trattandosi di tali fattispecie estreme il Presidente ha l’obbligo di firmare  senza che ciò in alcun momento significhi condivisione o approvazione della proposta legislativa sottoposta alla sua firma.

Se così stanno le cose come può definirsi un Ministro che scorrettamente si fa scudo della personalità del Presidente della Repubblica per legittimare i propri atti ?

Millantatore: è colui che si vanta di un fatto a sé favorevole che invece non esiste (il fatto del Presidente che condivide il provvedimento).

Ignorante: questo aggettivo è alternativo al primo e scatta ove si dimostri che il Ministro non conosceva la regola dell’atto dovuto e che pertanto non ha millantato nulla. Era dunque in perfetta buona fede ma,  hailui ed hainoi, gravemente ignorante di regole basilari costituzionali pur essendo addirittura ministro dell’interno cioè custode di ordine e legalità.

Ingannatore di popolo o imbroglione cioè colui che trae in errore il popolo approfittando del fatto che la stragrande maggioranza di esso non conosce le regole costituzionali. Ma questa definizione è già connessa a quella di millantatore e viceversa.

Per il momento non aggiungo  altre aggettivazioni ma alla prima nuova esternazione del Ministro bisognerà ancora selezionare tra le tante.

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DUE – dal Quirinale sede della Presidenza della Repubblica 

Fa bene Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera, a riportare nell’edizione del 4 gennaio u.s. pag. 3, l’episodio in cui il Presidente incontrandosi con un gruppo di studenti il 26 ottobre 2017 affronta il tema del ruolo del Capo dello Stato  nella firma degli atti del Governo o del Parlamento.  “””””Un ragazzo gli chiede: «Quando le capita di firmare atti che non le piacciono come si comporta?». Risposta: «Quando mi arriva qualche provvedimento, una legge del Parlamento o un decreto del governo, io, anche se non lo condivido appieno, ho il dovere di firmarlo. Anche se la penso diversamente, devo accantonare le mie convinzioni perché devo rispettare quello che dice la Costituzione: che la scelta delle leggi spetta al Parlamento e la scelta dei decreti che guidano l’amministrazione dello Stato spetta al governo. E se non firmassi andrei contro la Costituzione. C’è un caso in cui posso, anzi devo non firmare: quando arrivano leggi o atti amministrativi che contrastano palesemente con la Costituzione. Ma in tutti gli altri casi non contano le mie idee, perché non è a me che la Costituzione affida quel compito, ma ad altri, al Parlamento e al governo. E io ho l’obbligo di firmare, perché guai se ognuno pensasse che le proprie idee prevalgono sulle regole dettate dalla Costituzione. La Repubblica non funzionerebbe più”””””.

Più chiaro di così !

Quello studente dal 26 ottobre 2017 sa come stanno le cose. Il ministro non lo sa o fa finta di non sapere

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Ernesto Mancini – Avvocato

Nelle foto: Il Viminale, sede del Ministero dell’Interno ed il Quirinale, sede della  Presidenza della Repubblica.

Verona, 6 gennaio 2019

 

Pubblicato il: 6 Gennaio 2019

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